domenica 14 giugno 2009

Kwaheri Murang'a

Scorrono i titoli di coda della nostra avventura Keniota. Abbiamo appena consumato l’ultima cena nella nostra casa di Murang’a, una “cena delle beffe”, come la definirebbe Diana: una pastina mangiata direttamente dalla pentola, dal momento che abbiamo regalato piatti e posate ai nostri amici…domani saremo a Nairobi, dove passeremo i prossimi due giorni per sbrigare le ultime faccende al quartier generale e per comprare le apparecchiature per i dispensari (sfigmomanometri, fonendoscopi, materiale chirurgico e tutto cio’ che serve alle strutture). Dopodichè voleremo in Italia.
Abbiamo trascorso quest’ultimo weekend sospesi tra le incombenze dell’immediato presente (fare le valigie, sbrigare gli ultimi lavori d’ufficio per chiudere il progetto, ecc. ecc.) e la volontà di rendere ancora più forti i nostri legami con il Kenya nel prossimo futuro. Perché, anche se mercoledì ci imbarcheremo su un aereo, il Kenya non ci lascerà mai: grazie agli “Amici di Murang’a” sono state tante le tracce che abbiamo lasciato qui, ed ancora di più saranno quelle che lasceremo nei prossimi mesi e anni. Oggi ci siamo incontrati con Margaret e Gatama. Con loro abbiamo messo a punto una bozza dell’attività che apriremo, con la volontà di dare un impiego a chi ne ha bisogno in questo momento e di devolvere parte dei profitti agli orfani del distretto. Magari per ora cio’ significherà solo dare cibo ai più poveri, ma un domani potremo fare di più: nella nostra testa si colora un’immagine di bimbi che possano trascorrere il tempo in un asilo creato da noi, che ovviamente non sia a pagamento come quelli che ci sono ora.
Venerdi’ è stato il momento dei saluti con il team di SLICO: pranzo pantagruelico (parola di Max ovviamente…), commoventi discorsi di commiato e scambi di regali.



Una sola parola nel cuore: grazie a tutti voi, amici di SLICO, perché non c’è stato giorno in cui ci siamo sentiti estranei o lontani da casa. Grazie per tutto quello che, con la vostra semplicita’, ci avete insegnato.
Gatama, Macharia, James, Margaret, Njoki, Patrick, Maranga, Godfrey (Dad): sarà impossibile dimenticarvi.

domenica 7 giugno 2009

Nuovi inizi

Il giorno dopo la partenza della Giulietta, la nostra maid e ormai cara amica Teresia ha subito l’ennesimo abuso verbale dap arte del cugino (ahinoi nostro vicino di casa). Da allora lei dorme in casa nostra, per evitarle spiacevoli incursioni notturne da parte del sopraddetto molestatore. Abbiamo deciso quindi di aiutarla ad andarsene da questa casa non appena torneremo in Italia. Ma come fare?
Dopo lunghe riflessioni e discussioni con i nostri amici Gatama e Margaret abbiamo deciso di coinvolgere anche Teresia nell’avvio di un’attività commerciale che possa sostenere loro ma anche la comunita’.
Ed ecco la nostra idea: con l’aiuto del progetto “Amici di Murang’a” avvieremo un’attività di microcredito, come ad esempio la vendita di vestiti di seconda mano (usati qui dalla maggior parte delle persone). Una volta avviata tale attività dedicheremo una percentuale dei proventi al sostegno dei bambini orfani di Murang’a e dei villaggi limitrofi. Questo perché non ci siano più piccole Loice, se la fortuna ci assisterà. È un progetto che richiedera’ del tempo per essere messo in atto a pieno regime, cioè con anche l’avvio di una nursery room dedicata o, ancora meglio, di una piccola casa-famiglia…ma faremo di tutto perché tutto cio’ diventi realtà. La grande somma di denaro che abbiamo finora ricevuto ci ha permesso di esaudire tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissi e di poter pensare anche a qualcosa che dia una possibilità duratura nel tempo ai più bisognosi.
Pensiamo che non sarà difficile raccogliere, una volta tornati in Italia, vestiti usati e trovare la possibilità di spedirli perlomeno a Nairobi, dove Gatama potrebbe recuperarli senza troppe difficoltà.
E’ bello sapere che non siamo soli, e qualsiasi commento o suggerimento sarà prezioso.
Grazie ancora a tutti gli Amici di Murang’a.
Ecco gli altri aggiornamenti sul progetto: in settimana le Nurses completeranno la costruzione di tavoli, armadi, scaffali e anche, a Kiria-ini, di una tettoia per i pazienti in attesa della visita medica. Stiamo anche procedendo con l’ordine del materiale medico per i dispensari.

Loice


Alcuni giorni fa abbiamo portato la piccola Loice in ospedale con 40 di temperatura. Ha la tubercolosi, come la madre. La notizia è stata un duro colpo, anche perché forte era la consapevolezza di come la madre stia buttando via la sua vita e quella della piccola rifiutando di curarsi. Il giorno successivo però un piccolo spiraglio sembra essersi aperto: ci siamo incontrati con Jane, Ester (la cognata che oltre a crescere da sola tre figli si sta prendendo cura di Jane, Loice e il fratello Kimani, di 8 anni) e il Chief del villaggio. Jane sembra aver iniziato a capire che se vuole essere aiutata deve prendersi cura di se’ e dei suoi figli. Le abbiamo dato uno store di plastica per mettere in ordine tutti i farmaci, che erano sparsi per terra in casa. Si è subito messa al lavoro. Mi ha anche mostrato le medicine che sta prendendo e mi ha detto il dosaggio che assume. Le abbiamo detto chiaramente che, se ci dimostrerà che lo sta facendo, allora noi continueremo ad aiutarli.
Nel frattempo siamo felici di dirvi che da domani Kimani potrà tornare a scuola: gli abbiamo comprato l’uniforme (senza la quale non gli era permesso andarci) e uno zainetto con le matite. Lui è stato felice della notizia, ed anche noi.
Ecco Jane, la piccola Loice, e Kimani.